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 RECENSIONE DI RENO BROMURO

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MessaggioTitolo: RECENSIONE DI RENO BROMURO   RECENSIONE DI RENO BROMURO Icon_minitimeVen Apr 25, 2008 8:32 am

clementina elena vecchi (aka wagena)
“per un’arte maggiore”



La Liguria è la Regione italiana più prolifica sia poeticamente, sia musicalmente; basti pensare alla “Scuola genovese degli anni d’oro della canzone italiana”.
La poetessa di cui mi occupo: Clementina Elena Vecchi (aka Wagena, un verbo che deriva dal tedesco e tolta la vocale finale in italiano significa “osare”, mentre il sostantivo completo “Wagena” significa tirare la carretta) ha nello spirito tutto il languore, la forza e la caparbietà celtica; infatti, la terra che l’ha vista nascere ha fatto parte della Gallia celtica, che i Romani avevano conquistato e annesso intorno al 250 a. C., durante la “Prima guerra punica”.
Nel 185 a. C., perduta la battaglia per l’indipendenza, il popolo fu soggetto allo jus italicum, che, come sempre accade, la storia lo conferma; non era applicata a tutti e meno che meno alle popolazioni dell’entroterra, considerate barbare, cui la lex romana e lo jus italicum sono applicate solo nel 14 a. C., dopo la completa sottomissione della Gallia sotto il principato di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano.
A Quinto di Mare uno dei quartieri di Genova che si affacciano direttamente sul mare del golfo ligure e fa parte del Municipio IX Levante che nel 2006 aveva una popolazione di circa 8857 abitanti, Clementina Elena Vecchi ha visto la luce un lunedì del mese di settembre sotto il segno della Vergine.
Il quartiere è situato nella parte orientale della città, subito dopo Quarto dei Mille,da dove la notte fra il cinque e il sei maggio 1860 partì la spedizione dei Mille. Quinto di Mare è stretto tra il mare e le ultime pendici del Monte Fasce e l’aria era ancora pulita, Elena Vecchi la respirava a pieni polmoni, volenterosa di crescere presto perché sentiva l’urgenza di scrivere.
Ed ora, nella maturità, oltre che scrivere, si dedica anche alla pittura. Respirando l’aria pura che arriva dal mare e specchiandosi ogni giorno in un cielo limpido, sente crescere la forte volontà di imprigionare colori, profumo e abitudini degli abitanti, ecco perché ha urgenza di maturare. Ora si è impossessata di entrambe le attività: poesia e pittura, che oramai fanno parte di lei. Aveva pensato anche alla musica, ma quella che giunge dal mare e dai Gabbiani l’affascinano di più verso i colori e l’inchiostro.
«Nello specchio d'acqua
superbamente il ponte si rimira
si riflette
rovesciando il senso
è lì
dipinto nell'acqua
in sottile gioco di luci
e liquido cielo
è lì
il narciso di pietra
sicuro
che nessuno mai potrà
cancellare la sua ombra
Poi
il tuffo dell'anatra»
(Senso inverso)E nell’inchiostro vergato sulla carta, le parole divengono musica celestiale come quella che la natura le regala ogni giorno, sì, proprio come “dipinto nell'acqua/in sottile gioco di luci/e liquido cielo”.
Negli altri canti non ci sono solo la musica e colori, ma si fa strada una realtà che affronta il conflitto dell’Io creativo e del Sé razionale con meticolosa ragionevolezza, come lo psicanalista affronta l’analisi della psocosintesi:
“Labirinti fluttuanti di materia pulsante sgòmitano
nello spazio ponderale attràggono
sovvertendo il peso dell'inerzia cui si prestano
a mutarne gli attributi cercano”
(«Anemoni»)Ella segue il fluttuare dell’Io creativo, come da bambina seguiva le onde del mare, proprio come un analista il suo paziente, e dopo una severa psicosintesi personale, riesce ad eliminare il conflitto tra l’Io e il Sé integrando tutti gli elementi e le funzioni psichiche che i versi nati dall’Io creativo riescono a far scoppiare “il conflitto” con il Sé razionale, sempre più vicino al centro di consapevolezza di sé: facendo nascere, l’ironia.
Elena Vecchi tratta i versi come pazienti che si presentano con tutti i loro problemi di carattere metrico e di contenuto, non consono al pensiero del Sé razionale, sia spirituale, sia religioso, o storico; allora affronta con decisione la questione, in modo che la lirica giunga alla parola fine senza sofferenza di alcuna terapia:
«Sono quegli spazi mutandi
dove non vedi tombe
ma puoi raccogliere i pensieri
lapidari
i de_profundis

cantati e da cantare
senza inginocchiarti puoi pregare
spargendo ceneri di roghi spenti
puoi sposarti
alla periferia del silenzio
smidollando i sensi puoi sentire
anche il profumo
di crisantemi o viole
annusando fiori d'apparenza
anemoni d'amare
a nari chiuse»
Ecco che il terapeuta è riuscito ad eliminare la lotta conflittuale tra l’Io creativo e il Sé razionale andando incontro ai versi, proprio nel campo che costituiva la sua preoccupazione principale: avere una lirica che rispondesse non alla fantasia ma alla sua razionalità, semplificandone il contenuto e in questo modo sentirsi certa di aver creato il rapporto necessario, tra Poeta e fruitore della Poesia. In pratica, adatta la cura speciale ad ogni lirica dandole quella unicità che la sua razionalità ha suggerito, e mai diversa ad ogni fase della sua esistenza, sia sua che della lirica: “smidollando i sensi”.
Vediamo come il Sé razionale ha raggiunto l’accordo transpersonale con l’Io creativo per avere “l’Arte Maggiore”.
Anche qui il modo diventa differente a seconda del suggerimento ricevuto dall’Io creativo e riportare la sua Poesia alla mentalità comprensiva di ognuno.
“Montale docet”, non per niente sono conterranei, ed Elena, spesso tratta un vocabolo "neutrale" proprio come l’analista in psicologia per indicare l'anima: centro superiore in ogni uomo e dire che vi sono innumerevoli versi di notevole spessore poetico ed Ella vuole ad ogni costo che lo siano anche i suoi. Tale esperienza di stati di coscienza superiori e del Sé transpersonale è rag­giunta e favorita usando, a mio avviso, tecniche psicosintetiche.

(segue....
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