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 I RACCONTI DEL BOSCO - PER AMORE, SOLO PER AMORE

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wagena
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MessaggioTitolo: I RACCONTI DEL BOSCO - PER AMORE, SOLO PER AMORE   I RACCONTI DEL BOSCO - PER AMORE, SOLO PER AMORE Icon_minitimeGio Lug 24, 2008 7:54 pm

I RACCONTI DEL BOSCO - PER AMORE, SOLO PER AMORE GENETTASULTRONCO2
GENETTAPARDINA

La Genetta ha quaranta denti, e ce li ho tutti stampati sulla mano, come un'impronta da dentista.


Dovete sapere che, oltre ai nove gatti domestici più i tre itineranti, oltre alle galline, galli e pulcini, ricci, merli, ghiandaie, scriccioli, pettirossi, capinere, cardellini , tortore e pappagalli verdi, devo pensare anche ad una Genettapardina..
Che ci fa una Genetta nel bosco? Ci fa…ci fa… ‘’Eddai ma’, tienimela tu, lo sai che qui da me fa troppo freddo d’inverno…eddai, tienila tu, hai lo spazio, le spalle larghe, il portafoglio a fisarmonica e un cuore grande grande! Eddai maaaa’ ….eddaiiiiiiiiiii!!’’
Questo perché qualcuno non possa pensare che sono masochista. In effetti, nel bosco, di spazio ce n’è.

Qui vivono indisturbati e liberi molte specie di uccelli, tra i quali anche una famiglia di pappagalli verdi dalla coda lunga. Ci sono grandi querce secolari, alcune alte piu di trenta metri, che offrono protezione con le loro fronde perenni nei mesi invernali, frammiste ad una macchia di bosco ceduo, formata da acacie, ligustri e ginepri, le cui bacche sono una manna per i merli, e cespugli di more, ed erbe profumate.

Quando captano la mia presenza, gli animaletti del bosco poco a poco si affollano tutti intorno, seguendo un ordine ben preciso. I gatti itineranti sono sempre i primi ad arrivare, seguendo l’ordine gerarchico conquistato nelle battaglie. Arriva per primo Achille, un gatto mezzo tigrato enorme e tozzo, con un collo taurino e la coda sempre inarcata in segno di predominio. Poi arriva Paride, un gatto squama di tartaruga, taglia piccola, timidissimo, che aspetta in disparte. Ultimamente si è unito anche un altro micio , molto giovane, un incrocio tra un bardo e un siberiano, che ho chiamato Cirullino dopo aver ben osservato il suo comportamento da furbacchione. Infatti, aspetta che gli altri due siano ben satolli e quindi che non abbiano più velleità territoriali, per presentarsi con la coda ritta a strofinarsi e arruffianarsi.

Verso sera arrivano gli uccelli a dissetarsi nelle vaschette sempre piene di acqua fresca, nelle quali poi si tuffano, producendo una marea di spruzzi che rinfrescano anche le piante attigue, che crescono rigogliose.

A crepuscolo avanzato, escono allo scoperto i ricci e i topi, i pipistrelli cominciano a volteggiare emettendo le loro grida ad ultrasuoni, e tutt’intorno si sente il fruscio degli altri predatori notturni, tra i quali anche i serpenti a caccia di nidi. Sino a qualche anno fa d’inverno si sentiva di notte anche lo zampettare della volpe sul tappeto di foglie , e compariva tra la macchia il muso e la pancia bianca della faina.

Insomma, il bosco pulsa di vita ed è bello osservare il tutto rimanendo silenziosi in disparte , senza alterare il delicato equilibrio della natura. Per questo motivo in quella piccola oasi non faccio uso di prodotti chimici né per irrorare gli alberi da frutta, né per concimare l’orto, né mi arrabbio se le lumache e gli uccelli si pappano parte dell’insalata , o i merli e le ghiandaie vanno a beccare i fichi e gli altri frutti.
Nel bosco non si fanno guerre, ciascuno trova di che vivere secondo la propria natura, mi sento un ospite e come tale rispetto i veri ‘’padroni di casa’’. Ma veniamo al dunque. I nove gatti domestici , la genetta e i galli e le galline con i loro pulcini, vivono invece in ‘’regime di semilibertà’’ in una zona recintata ed attrezzata appositamente per loro.







L’impegno è notevole, sia dal punto di vista economico che relativamente al tempo dedicato, ma il tutto viene ampiamente ripagato dalla pace che vi regna e dal panorama che offre il cocuzzolo di quella collina a ridosso del mare e della città.

La Genetta appartiene alla famiglia dei viverridi, una specie che esisteva già nell’era preistorica e che è sopravvissuta grazie alla sua intelligenza ed alla sua indole schiva e notturna. E’ lunga circa un metro, con un bellissimo manto leopardato , ama scorazzare tra i rami, bilanciando i salti con la sua coda lunghissima . In Francia e nella Penisola Iberica vive in cattività, ma le sue vere origini sono Africane. Gli antichi Egizi e i Greci la tenevano come animale domestico per cacciare i topi, funzione che venne poi soppiantata dal gatto, che per la sua indole più affettuosa e docile prese il suo posto nel tempo.
La Genetta di cui parlo ha una decina d’anni, l’età media dei nove Gatti, e , in condizioni ottimali, può vivere fino a 35 anni. Gli animali che accudisco hanno tutti un nome, dato a seguito di osservazioni e riflessioni. Kiungankinki è la Genetta , poi ci sono le micie Pimpa, Nutella, Shanzi, Gàttaga , il gatto capoccia Beluga , e Melampo, e Simba, e Cinci , e Cattivo.






Anche i galli e le galline hanno un nome: Cagliostro è il Gallo padre di Casanova, poi ci sono le Galline padovane ovaiole Gertrude e Ginevra, e quelle bianche Clementina e Caterina, c’è il galletto Chicco e due pulcini con nomi provvisori: Pio e Pao .

Mi sembra superfluo dire che non mangio carne e che tutti gli abitanti del pollaio moriranno di vecchiaia ( sempre che non muoia prima io, nel qual caso sarebbero cavoli amari per loro). Loro mi regalano le uova, che uso in parte per me, in parte per integrare il cibo dei mici, le altre le regalo .

Ma in questi giorni, proprio durante i primi due giorni delle mie agognate ferie, per le quali avevo deciso di prendermi una vacanza andando a visitare città d’arte, la Genetta ha deciso di evadere. La persona incaricata ad accudire il tutto durante la mia assenza, deve aver chiuso male il cancelletto e lei si è data alla macchia nel bosco.
Sono quindi tornata a casa, interrompendo le vacanze, per recuperarla.



Ma di lei, quando sono arrivata il giorno dopo, nessuna traccia. Mi sono quindi fermata nel bosco anche di notte, sperando che uscisse dal suo nascondiglio diurno, ma non potevo nemmeno essere certa che fosse ancora in zona. Confidavo nella sua intelligenza e speravo che avesse capito che doveva rimanere nei paraggi. Nel buio cercavo di captare la sua presenza, ma nessun segnale nell'attesa. Il giorno dopo sono rimasta nel bosco , sperando si facesse viva, scrutando i cespugli e gli alberi, ma non hon ho visto nè percepito nulla. La seconda notte, finalmente, è uscita allo scoperto. Galoppava felice sul tetto di legno del capanno , andava avanti e indietro, rapida come una freccia. Era resa euforica dalla libertà conquistata e di tutto quello spazio a disposizione.





L’ho chiamata a lungo, poi ho cercato di attirarla con il cibo, mi sono seduta nel viale posizione bonzo con in mano pezzi di carne. Doveva avere molta fame, perché si è avvicinata subito, annusando l’aria… sniff…sniff…sniff…furtivamente mi girava intorno. Dovevo assolutamente rimetterla nel suo recinto, poco distante c’è una canariera con un allevamento di canarini, ce ne sono più di seicento, e se mai fosse riuscita a penetrarvi, avrebbe fatto una strage…gli uccelli , i topi e i serpenti sono in natura le sue prede preferite.

Quindi, appena si è avvicinata di più, ho tentato di acchiapparla e, per tutta risposta, mi ha dato un morso bestiale sulla mano, piantandovi tutti i suoi quaranta aguzzi denti affilati come rasoi.
Huaaaaaaaaaaaaahhhhhh…che doloooooreeee!!
Avrei potuto resistere stoicamente ed avviarmi verso il recinto con la Genetta penzolante attaccata alla mano, ma lei ha il morso del cobra, non rimane attaccata come un bull-mastiff,, morde rapida e precisa e si ritrae subito, aspettando l’effetto del morso. Infatti, in natura, morde sempre le prede alla gola.


Rien a faire, mi sono detta… ho fatto scorrere abbondantemente il sangue sotto l’acqua fresca e, con la mano dolorante e gonfia mi sono diretta verso il capanno rinunciando, per quella notte, all’ardua impresa, perché la birbante non aveva nessuna intenzione di farsi acchiappare. Ma prima le ho tirato dei pezzi di carne, che ha agguantato al volo, divorandoli voracemente.

Che fare… non restava che l’ultima speranza, chiamare Claudia, mia figlia . Con lei ha un rapporto di imprinting, di simbiosi, si fa strapazzare a pancia in su, gioca, la mordicchia delicatamente senza farle male, e fa quel verso, che pare un soffio, che indica contentezza, quasi una sorta di fusa.
Claudia è accorsa la mattina dopo. Le avevo preannunciato che probabilmente sino a sera non si sarebbe fatta viva, che di giorno stava ben nascosta da qualche parte. Invece….contrariamente a tutte le mie previsioni, appena Claudia è arrivata nel bosco ed ha cominciato a chiamarla ‘’ kiungankinkiiiiiiiii……kiungankinkiiiiiiiiiiii ‘’ lei è apparsa come dal nulla, le è saltata sulle spalle ed ha cominciato la sua danza di gioia , emettendo quei suoni particolari, e si è fatta accarezzare e strapazzare come se non fossero mai passati quegli anni di separazione forzata.


Ora so che le Genette, oltre che essere intelligenti, hanno anche una memoria storica .

E poi, per amore, solo per amore, ha rinunciato alla libertà conquistata e si è fatta tranquillamente condurre nel recinto, dove poi sono rimaste a giocare ancora per molto tempo.
Ora siamo rimaste d’accordo che Claudia verrà più spesso nel bosco, per giocare con Kiungankinki, l’amore va coltivato e ricambiato.





Nessuno di loro due ha però capito che anch’io , per amore , anche se non ricambiato, non ci ho pensato due volte a rinunciare alla mia agognata evasione, e che, in un certo senso, anch’io mi trovo in un recinto del quale io stessa ho volontariamente buttato via la chiave per amore, solo per amore.

20.08.2007
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